Nell’analisi tecnica avere immaginazione è d’obbligo! Ma quali sono gli indicatori di trading che dicono la verità evitando i falsi segnali?
Il miglior indicatore di trading…non esiste. I falsi segnali invece si!
Leggi e impara come sbagliare meglio!
Elenco contenuti:
A chi servono gli indicatori
Un buon indicatore non è detto che sia il migliore in assoluto.
Gli indicatori di trading (che funzionano) sono normalmente usati dai traders per prevedere il futuro valore dei prezzi nei mercati.
Ognuno ha i suoi preferiti, ma i più utilizzati, sono sempre gli stessi.
[bctt tweet=”A questo punto la domanda è: se gli indicatori funzionano allora perchè non siamo tutti milionari?” username=””]
Appunto, non sempre gli indicatori dicono la verità ed è complesso leggerli. Un buon trader sviluppa questo sesto senso col tempo e l’esperienza. Un cervello umano allenato a leggere i segnali di trading spesso arriva dove neanche l’intelligenza artificiale è arrivata (per ora).
Il robo-trading infatti ha ancora dei limiti che non sono stati superati. Come sono le opinioni sul robot trading adesso?
“I migliori indicatori di trading sono quelli che tu riesci ad interpretare al meglio. Scegline 3, incrocia i dati e poi cambiali, fino a trovare la “ricetta” che fa per te.”

Medie mobili e confusione
La azioni quotate in borsa sono normalmente volatili, questo perché sono esposte a fattori riconducibili ai mercati, al segmento e poi a se stesse.Per avere un’immediata visione della situazione i traders si affidano alla lettura del “Trend” ed alle medie mobili.
Le media mobili non sono nient’altro che la media dei prezzi passati di un titolo. Le più usate sono le media mobili dei prezzi a 20, 50, 100 e anche oltre, fino a 200 periodi.Di norma, quando la media mobile di breve periodo è più alta di quella di lungo, questo viene interpretato come un segnale di forza del mercato/titolo.
La media a 200 periodi si usa per conoscere la “resistenza” del titolo quando il prezzo è sotto, mentre diventa “supporto” quando il prezzo si trova sopra di questa. In genere se il prezzo di un titolo scende al di sotto della MM200 si interpreta come un segnale di inizio di “downtrend”.
Al contrario, finché il prezzo resta sopra la MM200 possiamo pensare di essere ancora in un “uptrend”.I falsi segnali che può generare una MM200 sono inferiori a quelli che naturalmente ci serve una media più veloce.
RSI (..la mia stella polare)
L’RSI misura l’intensità del “sentiment” degli investitori. Va da 0 a 100.Un livello sotto i 30 significa che l’azione è “ipervenduta”, mentre sopra i 70 di RSI significa che è “ipercomprata”.
È importante ricordare che i titoli possono mantenere gli RSI in situazione di “iper” per molto tempo e per varie ragioni. Quindi non vale affatto la strategia di acquistare titoli che hanno RSI sotto i 30 e venderli appena superano il 70.
Divergenze sull’RSI
La divergenza in un uptrend accade quando il prezzo segna nuovi massimi, ma l’indicatore RSI no. In un downtrend invece la divergenza la notiamo quando i prezzi raggiungono nuovi minimi ma il segnale RSI non li conferma.
Quando la divergenza è ben definita allora esiste un’alta probabilità di inversione del trend.

Il MACD (Moving Average Convergence/Divergence)
Il MACD è composto da 3 parametri corrispondenti a 3 medie mobili per periodi diversi. I periodi presi in considerazione sono normalmente di 12, 26 e 9.
La differenza tra la media a 12 periodi e quella a 26 forma il MACD mentre la media mobile a 9 periodi forma la linea del segnale, questa normalmente è rossa.
Il MACD viene usato come generatore di segnali come l’incrocio tra la linea di segnale e il MACD stesso.Da solo sembra spesso portare la “verità assoluta”, in realtà è molto prudente validarlo insieme ad altri indicatori più statistici, primo tra tutti l’RSI.

E l’analisi fondamentale dove la mettiamo?
L’analisi fondamentale è normalmente agli antipodi della “tecnica”, questo non significa escluderla del tutto dalle analisi.Serve a sapere “dove siamo”. La “fondamentale” vorrebbe dedurre il corretto prezzo di un titolo analizzando quelli che si chiamano “price ratio”.
Con questi possiamo insomma provare a capire dov’è il titolo conoscendone gli “earnings”, le vendite e il cash flow. Sul lungo termine analizzare così paga, ma è anche vero che nel lungo termine questi valori variano.
Quando il mercato scende può essere conveniente comprare titoli che hanno forte potenziale di “earnings”. Quest’operazione si chiama in gergo: “buy the dip” ossia compra la discesa momentanea (supponendo che sia momentanea davvero).
Il trader che si considera prevalentemente tecnico guarderà sempre anche ad alcuni valori chiave fondamentali. Allo stesso tempo è logico che anche il trader “fondamentalista” terrà in considerazione i grafici prima di qualunque ingresso.La combinazione delle due capacità di analisi è il più potente strumento di selezione dei titoli.
Il P/E
Il rapporto di P/E è il più osservato degli indicatori fondamantali. È il rapporto tra prezzo e guadagni potenziali del titolo. Esiste anche un “forward P/E che è frutto di una stima di questo valore sul prossimo anno.
Una volta un P/E superiore a 20 ci suggeriva prudenza in quanto al di sopra della media storica di molti mercati. Negli ultimi anni questo valore viene osservato meno, e P/E più alti non spaventano troppo, soprattutto se gli “earnings” sono in aumento.
Tanti traders guardano al P/E, ma non tutte le azioni con un P/E basso sono sottovalutate e pronte ad esplodere. Un rapporto molto basso può volere dire che manca crescita e capacità di sviluppare guadagni.

Il più potente indicatore di sempre: “trend”
È piuttosto normale che un titolo che sta facendo bene continui a fare bene, che ovvietà. Eppure è molto facile perdere di vista questo semplice concetto.
Ci viene in aiuto la teoria di Dow, che stima esistano normalmente 3 trend, che le notizie sono già scontate nei prezzi, che i volumi devono confermare i trend e che il trend di settore è una lettura importante, sempre.
Sapevi che:
- In genere, almeno metà dell’entità delle oscillazioni dei prezzi sono dovute al settore che contiene i titoli?
- Un titolo in un settore sotto performante difficilmente sovra performerà a lungo?
- Un titolo scarso in un indice che sta invece performando bene, spesso sovra performerà un ottimo titolo in un indice che attraversa un brutto momento?
Serve sempre analizzare il settore e l’indice di riferimento, perché mettersi contro il mercato non è mai profittevole se si è “long”.
Esistono migliaia di titoli del resto, perché insistere con quelli potenzialmente più difficili e ridurre la possibilità di portare a casa la “pagnotta”?
Robot trading e trading automatico
Al momento rappresenta una pura illusione potersi affidare ad un software di trading automatico per ottenere profitti in borsa o col forex.
La ragione sta semplicemente in tutta una serie di limiti che, ad oggi, non sono stati superati. Naturalmente tutto cambia velocemente ed esistono già strumenti che facilitano la vita dei neo investitori, ma non ho notizia di software che rendono soldi.
Le uniche note positive sul trading automatico arrivano da chi vende i software. Questo conferma che è ancora presto.Il robo-trading non va confuso con robo-advisoring e con il social trading.
Se vuoi leggere di più sul trading di titoli singoli puoi leggere Google Trading, come compro azioni google.
Di indicatori fondamentali e tecnici ne esistono centinaia, chi inizia può restare confuso, ed è normale così.
In realtà poi le cose diventano più semplici dopo un pò di pratica.
Wikipedia è un buon posto dove raccogliere le prime attendibili informazioni online e gratuitamente sull’analisi tecnica, depurate da influenze “potenzialmente interessate”.
Se poi vuoi sapere quali sono i 7 peccati più diffusi tra i traders leggi questo! Ho scritto qualcosa anche per chi è affascinato dell’insider trading in stile USA.
Usare un broker italiano che fornisce strumenti di analisi potenti può fare la differenza e studiare anche i migliori ETF insieme alle azioni è un vantaggio.
Questo blog ha fini puramente informativi ed educativi.Lascia il tuo commento!
Il fatto che non funzionino mai è relativamente vero dai. Io uso un insieme di parametri per cui riesco a guadagnare statisticamente il 60% delle volte. Non sono riuscito ancora a sintetizzarlo in un algoritmo. Non so neanche se si può fare.
Io compro e le borse scendono. Capita anche a voi?
Bel riassunto.
Io continuo a sbagliare, mi fido di 7 indicatori di trading, forse dovrei ridurre a 2 o 3.